#iohounacasa
Un rifugio sicuro per chi non ha una casa durante l'emergenza Covid-19
La piu grave pandemia del secolo è stata scandita da un mantra risuonato a livello globale: #iorestoacasa, #stayhome, #jeresteàlamaison, #yomequedoencasa.
Unici rimedi in assenza di altri rimedi, il rifugio in un luogo sicuro e l'isolamento tra le mura domestiche sono state di fatto le sole azioni in grado di frenare preventivamente il contagio.
Ma come hanno vissuto questo appello alla responsabilità tutti coloro che non hanno una casa o che si trovano in particolari condizioni di difficoltà? Chi si è preso concretamente cura di loro? E come?
A Piacenza, una delle zone più duramente colpite dal coronavirus a livello europeo, abbiamo cercato di capire come funziona la rete della solidarietà verso gli ultimi. Abbiamo incontrato diverse realtà, gli operatori, i volontari, ovvero tutti coloro che – oltre ai sanitari, impegnati in primissima linea nel fronteggiare l'emergenza – si sono adoperati attivamente per mettere in sicurezza persone, per fornirgli alloggio, cibo, cure, costituendo una rete preziosa che si è rivelata tra le più pronte ed efficienti.
La prima tappa del nostro viaggio ci ha portato al Rifugio Segadelli, una struttura ordinariamente destinata al ricovero notturno di persone senza fissa dimora presto trasformatasi in alloggio permenente per un piccolo gruppo di persone a forte rischio socio-sanitario.