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Reti solidali
L'attivazione delle reti solidali a sostegno degli ultimi nel cuore della pandemia
Gianni Bonadè (59) da oltre 15 anni è responsabile del Rifugio Segadelli, il dormitorio comunale situato nei pressi della stazione ferroviaria in grado di dare ricovero notturno a 12 persone.
Per garantire una maggior sicurezza sanitaria la camerata del rifugio è stata riorganizzata: gli ospiti attualmente sono solamente 6 e occupano letti distanziati fra loro.
Alessandro B. (52) con l’entrata in vigore del lockdown generalizzato è ospite al rifugio h24. Sul suo corpo i segni di una vita difficile sono evidenti: "Ho fatto tanti anni in strada e ho rischiato di morire tante volte. Il coronavirus non mi fa molta paura, ma qui mi sento al sicuro"
Gianni Bonadè si prepara alla distrubizione serale di medicinali all'interno dell'ufficio in cui vengono conservati documenti e registri e dove gli operatori di turno riposano durante la notte.
Medicinali ed effetti personali sul comodino di un ospite del rifugio. Quasi tutti gli ospiti soffrono di un mix di patologie fisiche e di sofferenze psicologiche che li rende particolarmente vulnerabili, soprattutto in una situazione di emergenza come quella attuale
Pasquale C. (67) prima dell'esplosione della pandemia viveva un periodo di forti difficoltà. Dopo aver perso il lavoro si era dato all'alcol e viveva per strada. Oggi vorrebbe approfittare di questa opportunità per ripartire “anche se trovare un lavoro sarà più difficile di prima”, dice
Nella siepe del cortile del Rifugio c'è un buco che dà sull'esterno. Viene chiamata scherzosamente "la finestra sul mondo". “Di solito - dice Gianni Bonadè - qui c'è la speranza e fuori la disperazione. Questo è tanto più vero oggi, durante l'emergenza”.
Leonardo Tonelli (30) è un operatore della Ronda della Carità da circa 8 anni. Durante l’emergenza coronavirus quotidianamente si occupa di distribuire a domicilio pasti a famiglie indigenti e a persone in quarantena.
“Anziché fornire buoni spesa portiamo gli alimenti a domicilio – dice Leonardo Tonelli. Le famiglie più indigenti non hanno l’auto e così riusciamo ad evitare di avere decine di persone che quotidianamente si spostano in autobus dall’estrema periferia ai supermercati per fare la spesa”.
Francesco S. (31) riceve da un operatore della Ronda le borse di alimenti. In questo periodo Francesco vive in un appartamento del Comune di Piacenza col padre. Entrambi hanno perso il lavoro.
Giorgio Beltrani (57), operatore sociale del Comune di Piacenza, smista pacchi di alimenti destinati al campo nomadi di Piacenza. Ad ogni nucleo famigliare vengono consegnati settimanalmente generi alimentari a lunga conservazione o surgelati
Roberto Blasi (54) operatore della Ronda della Carità durante il disbrigo delle pratiche per la consegna di generi alimentari destinati al campo nomadi.
Roberto Blasi consegna buoni spesa comunali alle famiglie più indigenti
Raffaele T. (56) è in quarantena da 20 giorni. Quotidianamente riceve generi di prima necessità mantenendo una rigorosa distanza di sicurezza dagli operatori addetti alla consegna
La Caritas Diocesana di Piacenza ha riorganizzato completamente i servizi: dalla mensa alle docce, dalla distribuzione del vestiario a quello del cibo. Ha chiuso i dormitori e ha messo le persone in sicurezza.
I locali della mensa della Fraternità eccezionalmente vuoti. Da sempre la mensa garantisce pasti caldi a pranzo e a cena per 365 giorni all’anno, comprese le festività (natale, capodanno, ferragosto).
Il potenziamento e la riorganizzazione dei servizi durante l’epidemia ha dovuto tuttavia fare i conti con la necessità di mettere in sicurezza di molti volontari alcuni dei quali si sono infettati e sono tutt’ora in quarantena.
I locali del dormitorio Caritas sono stati svuotati e sanificati. Le persone più indigenti sono state dirottate in altre strutture in cui è possibile mantenere l’isolamento o perlomeno un certo distanziamento.
Davide Marchettini (40) responsabile centri di ascolto Caritas mentre sigilla alcuni locali mensa attigui al dormitorio dopo la sanificazione.
Emilia L. (35) responsabile del servizio docce di Caritas fornisce informazioni logistiche a chi si presenta all’ingresso.
“Come tutti gli altri servizi anche il servizio docce è stato riorganizzato – dice Emilia: possono essere fatte 6 docce al giorno, si entra uno alla volta e su appuntamento”.
Dopo ogni doccia si provvede ad una sanificazione completa delle docce e degli attigui spogliatoi.
Franco Spotti (80) è un decano dei volontari Caritas. Si occupa di pianificare lo stoccaggio di viveri e medicinali e di organizzare la logistica del magazzino.
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